Oggi parliamo di Sbiancamento Dentale
Macchie di nicotina, caffè, medicinali, ma anche devitalizzazzioni o fattori ereditari, mettono in ombra lo splendore di un sorriso facendo risultare i denti di tonalità giallognole o grigiastre. Il bianco e la brillantezza desiderati, possono però essere ritrovati con un Bleeching con la luce al L.E.D, del tutto sicuro per la salute dei denti e privo di controindicazioni.
Lo sbiancamento con luce a L.E.D è sicuro e delicato, tanto da essere indicato anche per coloro che soffrono di disturbi gengivali o eccessiva sensibilità, poichè non presenta controindicazioni e non danneggia lo smalto e le mucose. Inoltre, la luce L.E.D è innoqua anche per le parti molli della bocca, come ad esempio la polpa poichè non contiene raggi ultravioletti e presenta meno del 3% di raggi infrarossi.
La sicurezza di questo trattamento è un fattore controllato elettronicamente: la luce al L.E.D ha delle caratteristiche fisiche particolari. Produce un basso livello di energia termica, insieme ad un’elevatissima luminosità.
La luce L.E.D, viene erogata allo speciale gel sbiancante ad intervalli controllati. Sbiancare i denti sani con questa tecnica, non presenta fattori di rischio per la salute del paziente. Lo sbiancamento dentale non è efficace su denti non naturali: ricostruzioni, protesi dentarie o capsule.
E’ consigliabile, dopo la seduta, astenersi per un giorno da fumo di sigaretta, caffè, thè e altri cibi che possano macchiare lo smalto. In questo arco di tempo, la superficie dentaria è più porosa e quindi assorbirebbe le sostanze pigmentanti.
Oggi parliamo di Conservativa
Si occupa di trattare le lesioni a carico dello smalto e della dentina dei Denti (in principal modo dovuta a carie, ma anche a traumi), con la finalità di restaurare la normale funzione ed estetica di quest’ultimi.
Per restaurare tali lesioni, e possibile utilizzare:
- una tecnica diretta (l’Odontoiatra prepara nel dente una idonea cavità e la ottura nella stessa seduta);
- una tecnica indiretta ( l’Odontoiatra prepara una idonea cavità, ne rileva un’impronta che passa poi al laboratorio Odontotecnico).
L’Odontotecnico (professionista specializzato nel costruire manufatti quali Dentiere, Protesi Dentali, Intarsi) costruisce poi un manufatto su misura, di grande precisione, che verrà cementato sul dente dall’Odontoiatra nel corso di una seduta sucessiva. La tecnica diretta e la più frequentemente utilizzata nel caso di lesioni cariose piccole e medie; la tecnica indiretta di norma e riservata alle perdite di sostanza dentale più importanti.
Fino a pochi anni orsono, il materiale più frequentemente utilizzato per le otturazioni dei premolari e dei molari era costituito dall’Amalgama d’Argento.
Da qualche anno, tale materiale è stato sostituito dalle resine composite, che permettono oltre che una migliore estetica, anche l’esecuzione di cavità più conservative (cioè meno destruenti nei confronti del dente trattato).
Oggi Parliamo di Implantologia
Quando si deve sostituire uno o più denti mancanti, l’implantologia è un’ottima soluzione. E’ però una metodica che richiede alcune attenzioni.
Una valutazione della salute del paziente è la prima delle preoccupazioni: malattie diabetiche, osteoporosi, infezioni sistemiche devono essere opportunamente diagnosticate, compensate o curate. Anche la condizione di salute della zona dove si vuole inserire l’impianto deve essere ben valutata. Eventuali infezioni ai denti vicini o alle gengive devono essere curate ed eliminate. Infatti, quando la gengiva si ammala si può formare una sorta di tasca tra il dente e la gengiva stessa, la cosiddetta malattia parodontale. Uno spazio ricavato dentro l’osso che accoglie la radice del dente e che ora contiene batteri e pus. Un impianto inserito accanto a una tasca può infettarsi e fallire a causa dell’infezione non curata.
E’ necessario poi valutare la quantità e il tipo di osso presente nella zona che deve accogliere l’impianto. Si devono usare vari tipi di strumenti diagnostici: i più frequenti sono la radiografia locale, la radiografia panoramica la Cone Bean . Queste ci danno delle preziose informazioni sulla quantità di osso a disposizione e sulla vicinanza di strutture anatomiche delicate che sarebbe pericoloso danneggiare.
Vediamone alcune: il nervo mandibolare, il nervo che porta la sensibilità al labbro inferiore, i seni mascellari, le cavità di lato al naso che se infiammate causano la sinusite, le radici dei denti adiacenti che se danneggiate possono determinare la loro devitalizzazione. Altre analisi sempre molto utilizzate sono la teleradiografia, che mette in rapporto i denti di sopra con quelli di sotto, la TAC – cioè la tomografia assiale computerizzata che identifica i volumi con massima precisione, la MOC – la mineralometria ossea computerizzata, ossia la misura della densità dell’osso.
Anche la chiusura della bocca, la cosiddetta occlusione, deve essere ben valutata. L’inserimento di nuovi denti modifica la situazione esistente con effetti migliorativi o peggiorativi che il dentista di fiducia deve ben valutare per evitare sorprese. Infatti, il tipo di chiusura può determinare tanti problemi come il bruxismo, cioè il continuo digrignamento notturno o il serramento – lo stare con la bocca tesa e serrata anche a riposo. Ma può dare problemi anche in zone lontane, quali dolori al collo, alla schiena o mal di testa.
A questo punto si può inserire l’impianto utilizzando la tecnica più idonea al tipo e alla quantità di osso presente, e alle condizioni di salute locali e generali. Sono molte le possibilità. Vediamone alcune: impianto inserito in modo che subito affiori in superficie (tecnica non sommersa) o lasciato a riposare sotto la gengiva (tecnica sommersa). Inserimento dell’impianto nel momento dell’estrazione del dente (tecnica post estrattiva) o successivamente. Con la realizzazione di una protesi inserita sopra l’impianto immediatamente (carico immediato) o successivamente (carico posticipato). Inoltre si può valutare l’uso di laser chirurgici per migliorare la sterilità della zona da operare (chirurgia laser-assistita).
Oggi Parliamo di Protesi Totale Mobile
In caso di perdita o mancanza di denti una delle soluzioni più economiche, veloci e vantaggiose sono sicuramente le protesi dentali mobili.
Uno dei grandi vantaggi è quello di poter rimettere i denti senza ricorrere a un intervento di chirurgia.
Un problema frequente, non solo negli adulti, ma anche in soggetti che hanno subito traumi o infezioni gravi del cavo orale, è la perdita dei denti; le applicazioni dentarie sono l’unica soluzione possibile in questi casi.
Consistono in dispositivi medici volti a ripristinare la regolare funzionalità dell’apparato masticatorio, grazie ad un’apparecchiatura artificiale.
Le protesi hanno una duplice funzione terapeutica ed estetica e, grazie ad esse, è possibile ritrovare il sorriso, oltre ai naturali lineamenti del viso, migliorando nuovamente la qualità di vita.
Tutti i nostri denti sono fondamentali, ciascuno con la sua funzione, sia per una corretta masticazione, sia per l’intera salute del cavo orale.
Quando vengono a mancare uno o più elementi dentali, si possono verificare delle alterazioni anatomiche, che sono causa di squilibri nella masticazione e problemi funzionali di varia entità.
Il vuoto lasciato dalla perdita di un dente viene tendenzialmente riempito dai denti limitrofi, per un fattore fisiologico chiamato “mobilità dentale”.
In parole povere accade cioè che i denti adiacenti al dente andato perso si spostano a causa dell’eccessiva presenza di nuovo spazio.
Questo fenomeno porta spesso alla creazione di malocclusioni potenzialmente dannose sia per i denti (che sono più soggetti a subire traumi a causa del carico masticatorio) sia a livello posturale e muscolare.
La presenza di una dentizione sana e ben allineata influenza infatti sia la muscolatura che la postura di tutti noi.
La posizione dei denti può quindi variare e comportare difficoltà masticatorie; agire tempestivamente applicando la protesi più adatta è la soluzione ottimale.
Il costo di una protesi mobile e timori vari sono i motivi per i quali molte persone tendono a trascurare la perdita di uno o più denti, non dando la giusta importanza al caso; questo atteggiamento, prolungato nel tempo, rende poi necessari interventi di natura più complessa.
Oggi Parliamo di Protesi Parziale Removibile
La protesi parziale rimovibile è una protesi sostitutiva, in quanto ripristina un certo numero di elementi dentali mancanti. È anche semifisiologica, in quanto la propria stabilità e ritenzione, è dovuta sia ad ancoraggi in metallo (ganci, appoggi ecc.) adattati ai denti residui dell’arcata, sia ad una base in resina o in metallo che occupa gli spazi lasciati liberi nell’arcata dai denti perduti. Questa base funge anche da supporto per gli elementi artifciali.
I carichi masticatori vengono in questo modo distribuiti sull’osso alveolare in parte tramite le radici, in parte tramite la mucosa. Questi tipi di protesi presentano la caratteristica di poter essere rimosse anche dal paziente, che può così osservare tutte le norme igieniche e controllare lo stato dei tessuti sottostanti.
Oggi Parliamo di Filler
Il filler è una sostanza iniettabile nel derma o nel tessuto sottocutaneo per correggere imperfezioni della pelle, ritoccare inestetismi del viso come rughe o cicatrici, e ripristinare i volumi perduti.
Letteralmente, “filler” significa “riempimento”: queste sostanze vengono infatti iniettate nel derma per colmare (appunto riempire) e spianare rughe del viso ed altri segni d’invecchiamento.I fillers non sono tutti uguali: il boom di richieste in quest’ultimo decennio ha spinto gli studiosi a ricercare fillers sempre più innovativi, efficaci e sicuri. Il filler all’acido ialuronico è sicuramente quello più apprezzato per contrastare le rughe ed idratare la pelle in profondità, assicurando nel contempo un effetto “soft-lifting” del tutto naturale. Anche i fillers al collagene sono sostanze riempitive piuttosto ambite e richieste nel settore della medicina estetica; in particolare, le punture di collagene trovano indicazione nell’aumento del volume di labbra e nel trattamento di cicatrici chirurgiche o lasciate dall’acne. Entrambi i filler al collagene e all’acido ialuronico appartengono alla categoria di filler definiti come “riassorbibili“, poiché l’organismo è in grado di riassorbirli lentamente con il passare del tempo.
Le punture di filler trovano indicazione nelle seguenti circostanze:
- Colmare e livellare le rughe del contorno occhi (le cosiddette zampe di gallina) e della bocca;
- Aumentare/rimodellare il volume di labbra sottili;
- Correggere i solchi naso-labiali;
- Plasmare forma e volume di zigomi, mento e fronte;
- Riempire pieghe e depressioni tipiche dell’invecchiamento;
- Eliminare cicatrici lasciate da acne o da interventi chirurgici.
Oggi Parliamo di Sedazione Cosciente Con Protossido D’Azoto
La sedazione cosciente mediante protossido d’azoto è una tecnica anestesiologica in cui il paziente respira una miscela di ossigeno e protossido d’azoto attraverso una mascherina durante tutta la seduta. Il paziente rimane sempre cosciente, senza perdita dei riflessi e delle capacità decisionali, ma allo stesso tempo avverte una sensazione di benessere, caratterizzata da estrema rilassatezza e tranquillità, con conseguente riduzione della sensibilità al dolore, ed è quindi propenso a collaborare. A volte questa sensazione può essere accompagnata da una leggera euforia o, al contrario, amnesia o sonnolenza.
L’effetto di questa tecnica è quasi immediato (circa 3 minuti) e svanisce altrettanto rapidamente alla fine della seduta.
Questa tecnica di sedazione è rivolta a tutti i pazienti ai quali lo stress o la paura impediscono di sottoporsi con successo ad un intervento odontoiatrico. Oltre alla generalità dei pazienti ansiofobici, essa è tipicamente adatta ai bambini poco collaborativi dai 4 anni in su ed ai pazienti con disabilità o con patologie particolari.
Questo tipo di procedura è assolutamente sicura, poiché la miscela inalata, oltre a non essere tossica, non viene metabolizzata dall’organismo, ma è completamente eliminata attraverso la respirazione.
L’utilizzo della sedazione cosciente permette di realizzare adeguatamente le cure odontoiatriche anche in pazienti piccoli o poco collaboranti, evitando così il ricorso ad interventi in anestesia generale. L’approccio più sereno alle cure, nonché la mancata percezione del dolore, lasceranno un ricordo positivo dopo la seduta odontoiatrica ed aumenteranno la motivazione e la fiducia del paziente per le sedute successive.
La sedazione cosciente non è efficace nei bambini al di sotto dei 4 anni (salvo rare eccezioni) e nei pazienti troppo agitati o con congestione nasale, questi ultimi perché non riescono ad inalare adeguatamente la miscela somministrata.
Oggi Parliamo di Endodonzia
Il trattamento endodontico è un intervento odontoiatrico ambulatoriale che si rende necessario quando la polpa (il tessuto molle interno al dente) è infiammata o infetta per un danno provocato da una carie profonda, dall’esito di interventi sul dente, o da un trauma (grave e improvviso o più leggero ma ripetuto) che ha provocato frattura o scheggiatura o incrinatura profonda.
La polpa dentaria, contenuta all’interno dei denti, popolarmente nota come nervo del dente, è in realtà un tessuto altamente specializzato costituito da arterie, vene, terminazioni nervose e cellule connettivali. Nell’età dello sviluppo questo tessuto ha la funzione di formare la struttura portante calcificata del dente (dentina); nell’adulto, ad accrescimento completato, la polpa – ormai assottigliata – resta confinata nella camera pulpare e nei canali radicolari, con funzioni residuali di sensibilità al freddo e idratazione della dentina.
A perturbare lo stato di salute pulpare possono intervenire varie situazioni patologiche, la più frequente delle quali è di gran lunga la carie dentaria (vedi oltre), ossia la decalcificazione e distruzione progressiva dei tessuti duri del dente per l’azione di microrganismi presenti nella placca batterica. Se non si interviene tempestivamente la cavità prodotta dalla carie si ingrandisce e approfondisce ed estende finché la polpa viene raggiunta dai batteri con trasformazioni irreversibili dovute all’infezione. Quando si arriva a questo stadio la cura conservativa che consente di mantenere il dente evitando l’estrazione è la terapia endodontica, o cura canalare o anche più impropriamente devitalizzazione. In generale l’Endodonzia mira a conservare i denti che hanno ricevuto un danno grave della loro struttura che ha portato all’infezione e alla necrosi della polpa, con ripercussioni acute o croniche dei tessuti circostanti, più o meno dolorose. La moderna Endodonzia si avvale di strumenti sofisticati per la diagnosi e la terapia, quali lo stereomicroscopio operatorio, i biomateriali innovativi, la strumentazione in leghe speciali.
Il trattamento endodontico è ormai veloce anche per i molari, grazie alle nuove tecniche e alle moderne apparecchiature a disposizione. Le fasi operative sono le seguenti:
- Anestesia locale per neutralizzare il dolore anche nei casi con polpa ancora sensibile
- Ricostruzione provvisoria della corona dentale quando questa è molto distrutta, allo scopo di eliminare tutta la carie senza rinunciare alle pareti della cavità del dente (contenimento dei liquidi disinfettanti e aggancio del foglio di gomma isolante)
- Isolamento del campo operatorio mediante la diga di gomma (mezzo imprescindibile per una buona riuscita della cura canalare) consistente in un foglio di lattice di gomma teso da un archetto e tenuto fermo da un gancio posto intorno al dente da curare o a un dente vicino.
- Apertura della camera pulpare: accesso alla polpa attraverso una cavità preparata dal lato masticante del dente
- Reperimento del o dei canali radicolari con l’ausilio di ingrandimenti ottici.
- Misurazione della lunghezza di lavoro ossia di ciascun canale presente (da un riferimento sulla corona fino all’apice radicolare) mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice (la dose di radiazione assorbita nell’esecuzione di una radiografia ad uso odontoiatrico è minima).
- Strumentazione dei canali mediante strumenti endodontici che asportano la polpa canalare, contaminata dai batteri e sostanze infette, creando nel medesimo tempo una forma delle pareti adatta a una completa otturazione.
- Lavaggi con ipoclorito di sodio, potente disinfettante, per ottenere un ambiente il più possibile pulito e asettico
- Otturazione canalare mediante guttaperca, materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare
- Ricostruzione della corona
- Controllo radiografico della fine della cura
- Eventuale protesi fissa (corona o ponte)
Oggi Parliamo di Protesi Fissa (Corone o Capsule)
Le protesi fisse si possono suddividere in corone, che ricoprono esternamente il dente opportunamente modificato (ridotto), oppure ponti, se unisco insieme più corone, che ci permettono di sostituire anche i denti mancanti.
La corona dentale si applica su dei denti naturali compromessi, ristabilendo la funzione e l’estetica, sia della masticazione che del sorriso. Viene utilizzata in caso di: denti rotti, gravemente danneggiati, usurati, devitalizzati (per ridurre il rischio di fratture) e in caso di miglioramento estetico. Le corone dentali fisse possono essere applicate per riabilitare protesicamente denti singoli, multipli o intere arcate.
Le corone dentali e i ponti possono essere realizzati in diversi materiali: possono avere un’intelaiatura in lega metallica o non metallica (zirconio), in quest’ultimo caso, rivestita da materiale estetico di natura ceramica o acrilica, o composito. Tutta questa vasta scelta per rispondere alle singole esigenze fonetiche, estetiche e allergologiche.
La protesi fissa è molto confortevole e consente al paziente di masticare e di parlare in modo del tutto naturale. La realizzazione avviene in poche sedute. Non deve essere rimossa per la pulizia, ma richiede maggiori attenzioni nell’igiene di tutti i giorni e controlli più frequenti dal dentista.
Oggi Parliamo di Ortodonzia Invisibile per Adulti e Bambini
Una dentatura perfetta ha importanti implicazioni in molti aspetti della nostra vita, infatti, oltre allaspetto estetico, denti dritti e ben allineati sono importanti per la corretta fonazione, masticazione e deglutizione
I pazienti con malocclusioni possono riportare sintomi molto diversi: mal di testa frequenti, click della mandibola, mal di schiena ma anche una maggiore frequenza di carie, o parodontiti. Quando i denti non sono allineati correttamente bisogna ricorrere ad un apparecchio ortodontico che, grazie alle forze di trazione che genera, riesce a raddrizzare i denti. I classici apparecchi hanno però attacchi in metallo molto evidenti, provocano spesso piccole ferite e la durata del trattamento è, solitamente, abbastanza lunga. Tutti questi aspetti possono facilmente scoraggiare un adulto che deve curare una malocclusione e quindi più che mostrare un sorriso metallico molte persone preferiscono rinunciare ad avere bellissimi denti dritti. Per fortuna, oggi, all’ortodonzia classica si affianca anche l’ortodonzia invisibile ideale proprio per quelle persone che vogliono curare la malocclusione senza che nessuno si accorga del trattamento ortodontico in corso.
L’apparecchio invisibile è costituito da mascherine trasparenti in resina che ricoprono i denti e che devono essere indossate dal paziente per 20-22 ore al giorno. Per la costruzione delle mascherine i dentisti si avvalgono di sofisticate tecnologie e software che analizzano accuratamente la struttura dentale, pianificando le modificazioni che avverranno nel tempo con l’uso delle mascherine. Tutto il trattamento viene così programmato in anticipo nei minimi dettagli e attraverso il computer il paziente può anche vedere le trasformazioni che subirà la sua dentatura nel corso del tempo. Da queste attente analisi vengono costruite tutte le mascherine necessarie a terminare il trattamento che verranno poi consegnate al paziente. Ciascuna coppia di mascherine viene indossata per circa 15 giorni per poi essere sostituita dalla coppia successiva. In questo modo le mascherine possono garantire sempre la forza elastica necessaria per spostare i denti nella posizione corretta. La durata del trattamento è molto variabile, può andare dai 6 ai 15 mesi, i primi risultati sono visibili già dopo poco tempo ma per avere risultati ottimali è importante che il paziente sia rigoroso e indossi sempre le mascherine, poiché solo in questo modo l’efficacia sarà ottimale.
Oggi Parliamo di Parodontologia “Piorrea”
La parodontopatia è un’infiammazione del tessuto parodontale, che determina la perdita di attacco del dente verso l’alveolo, e che di conseguenza forma le tasche parodontali. Quando la patologia progredisce, la possibilità di recupero è assai rara e complessa, e tendenzialmente bisogna intervenire con la rigenerazione dell’osso.
Quando si parla di quadro clinico in generale, questo comprende tutti i sintomi ed i segnali della patologia, in questo caso della gengivite. La gravità è data principalmente dall’espansione dell’infiammazione, che tende ad inoltrarsi dalla gengiva verso il legamento parodontale, coinvolgendo il cemento radicolare e l’osso alveolare.
La tipica lesione, come abbiamo già introdotto, prende il nome di “tasca parodontale”, ovvero un’invaginazione che si forma nello spazio che occupa il legamento parodontale, e tutte le altre strutture interessate a sostenere il dente, che vengono aggredite dall’infezione e di conseguenza questa si sostituisce al tessuto infiammato. In questa maniera si forma una sorta di lume virtuale, dove al suo interno si annidano sempre nuovi batteri che prendono il nome di tartaro, ovvero che sono in grado di trarre nutrizione tramite gli essudati infiammatori, che sono a loro volta prodotti dai tessuti lesionati dal processo patologico.
Purtroppo, la difficoltà di igiene in tal spazio è il motivo principale della cronicizzazione di tale disturbo, che rimane per lungo tempo nel paziente e che molto raramente è asintomatica. I sintomi tipici sono la gengivite che si diagnostica tardivamente quando non si effettuano periodicamente controlli dal dentista.
Quando la perdita si estende per oltre la metà della lunghezza di attacco, la sintomatologia comprende: ascessi parodontali, migrazioni dei denti, aumento della mobilità, alitosi. Tendenzialmente la patologia non attacca tutti i denti in maniera uniforme, anche se sono presenti delle forme generalizzate, dove la progressione è molto lenta ed intervallata da manifestazioni particolarmente acute, ed è influenzata dalla suscettibilità di ogni singolo individuo.
Lo sviluppo e l’insorgenza di tale patologia, è dovuta essenzialmente al fatto che nel nostro cavo orale è presente moltissima flora batterica, sia adesa ai denti, ovvero la placca batterica, sia in forma libera. Quando adoperiamo le corrette misure igieniche, sistematicamente ci rivolgiamo dal dentista, ed in presenza di un sistema immunitario corretto, facciamo in modo che questi batteri non siano in grado di provocare alcuna alterazione sul normale stato di salute del nostro cavo orale.
Purtroppo, in seguito alla perdita dell’equilibrio tra i batteri presenti ed il sistema immunitario, sia locale che generale, possono insorgere patologie infiammatorie a carico delle gengive, che con il passare del tempo, possono colpire anche i tessuto sottostanti, dando origine in questa maniera a parodontite a carico dei tessuti che svolgono supporto dei denti.
I denti sono gli unici tessuti del nostro apparato più esposti parzialmente all’ambiente esterno, e come tali hanno una strato superficiale che si presta alla formazione di una biopellicola, ovvero uno strato sottile di batteri, glucidi, proteine ed acqua, che rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo di diversi batteri. Tra tute le specie responsabili dell’insorgenza di tale patologia ricordiamo:
1. Porphyromonas Gengivalis
2. Prevotella Intermedia
3. Aggregatibacter actinomycetemcomitans
Le prime due citate, sono quelle che hanno maggiore frequenza nello sviluppo della parodontite giovanile.
Una delle cause principali della parodontopatia, è la presenza di fattori ereditari, molto probabilmente legati alla capacità delle difese immunitarie di ogni singolo individuo ed anche in base alla risposta infiammatoria.